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Sembra un indovinello, ma in realtà è solo l’amara, quanto inevitabile, verità da associare a questo acutissimo ed inseparabile amico quotidiano di cui nessuno, ormai, può farne davvero a meno.
Parlo di mister CELLULARE, questo geniale strumento alla portata di tutti, prodotto dall’intelligenza umana che ci fa stare mediamente 4-5 ore al giorno concentrati sul suo display perché sa fare di tutto: chiama, riceve, fotografa, immagazzina, invia, produce e riprende ogni cosa, sulla terraferma come sotto il mare e persino tra le stelle
Spesso mi faccio aiutare dalle canzoni per affrontare temi che ci riguardano da vicino, ed oggi mi risuona in testa sempre lo stesso motivo, vecchio di qualche anno fa (Sanremo 2011) ma straordinariamente attuale e ottimo da prendere come spunto durante quegli esami introspettivi, di cui ogni essere umano necessita, quando ci si sente oppressi dalla tristezza, la noia, la delusione da qualcosa/qualcuno o arrabbiati con se stessi per qualche errore di troppo, che ci rende fragili e prede di pensieri negativi, catapultandoci in dimensioni che sanno di grigiore e tedio esasperato.
un bel commento del grande Martin Luther King, che a proposito di violenza fisica, verbale e gestuale sulle persone, ci ha lasciato un messaggio pieno di verità: “ La vera tragedia non è la violenza e la crudeltà delle persone cattive, ma il silenzio delle persone buone.”
Ci sono canzoni che aprono le porte del cuore in maniera incredibile, al punto da poterci fare entrare migliaia di emozioni, sensazioni e ricordi contemporaneamente, per quanto siano spettacolari nell’interpretare magistralmente il ruolo di portatrici di “pezzi di storia” che ci appartengono fortemente.
Una di queste è la poetica SEMPRE E PER SEMPRE del mitico Francesco De Gregori...
Oggi voglio soffermarmi sul VUOTO, quello interiore, profondo ed irraggiungibile, che quando lo percepisci lo accusi come un tormento che scava gallerie nella tua mente, insinuandosi tra pensieri, ricordi ed emozioni che, inevitabilmente, si lasciano condizionare (quasi sempre) dalla tristezza.
Avete presente di quale VUOTO vi parlo?
Quello generato da una mancanza… un’assenza… una “non presenza”, come può essere quella determinata da una perdita o un abbandono irrimediabile. Ed io, nel giorno in cui si festeggia “l’onore al padre” mi fermo con i ricordi proprio su di lui e su quanto sia stato prezioso per me, soprattutto in tutti quei momenti nei quali non c’era accanto a me ed io provavo a non deluderlo, stando ben lontano da guai e strade sbagliate, perché se poi lo avesse scoperto… ne sarebbe morto dal dolore.
Io in quel VUOTO spesso mi ci perdo, perché mi piace rivivere qualcosa di non replicabile, ma che soltanto io so quanto abbia fatto bene al mio crescere in armonia con me stesso, forte di un equilibrio assoluto che ha condizionato carattere e caratteristiche, facendomi assomigliare a colui che ha segnato di prezioso la mia adolescenza.
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