Una storia cruda e violenta, ma assolutamente reale!
Una storia che appartiene ad una donna di nome Paola, simile a tante altre;
a troppe altre storie di donne umiliate dalla violenza.
Paola è malata di depressione e segnata nel cuore dal buio pernenne inflitto dagli abusi subiti in età adolscente
da parte del padre, che oggi è l'orco cattivo che gli ha rovinato la vita.
Oltre il confine è un libro-verità che fa riflettere sui danni fisici, morali e sentimentali provocati dalla violenza sessuale,
che ammala i pensieri di trisitezza e fa crescere la voglia di morire...
ogni giorno di più!
Prefazione di Gigi D'Alessio e Postfazione di Luca Barbareschi
I diritti d'autore sono stati destinati alla Fondazione Barbareschi .
Prefazione di Gigi D'Alessio
Ho scritto molto sulle donne, cercando di interpretare dei loro pensieri la parte più segreta ed intima: quella dei sogni, i desideri e le infinite dolcezze che, comunque sia, sanno dimostrare con estrema semplicità ad ogni minima occasione, rendendosi agli occhi miei delle preziosità indissolubili e impossibili da viverci senza.
Ne ho conosciute tante di donne, e ognuna di loro mi ha lasciato dentro qualcosa di unico e raro, perché ogni donna è “un mondo a sé”, ai più inesplorabile e difficilissimo da raggiungere, anche se basterebbe un po’ più di rispetto a saperle ascoltare, quando restano in silenzio per mandare giù bocconi amari di incomprensione e infelicità.
Il romanzo di Gianfranco racconta del “pensiero malato di solitudine” di una di queste donne, che incontri per strada o al bar e ti rubano lo sguardo per il piacere del proprio corpo, i loro occhi, dimenticando che oltre quel viso c’è dell’oltre… c’è ben altro!
Paola, fatta presa del desiderio perverso, malato e violento; quello che fa male fuori quando lo subisci, e ti resta dentro tutta la vita, perché non va più via, ancorandosi ai tuoi pensieri, rendendo la vita una collezione miserevole di tristezza e delusioni.
La depressione, come si legge ovunque, è un male invisibile, che attanaglia respiro e pensieri, che non si cura solo con gli psicofarmaci e le sedute di psicoanalisi, ma ha bisogno continuo di essere stimolata a reagire, così da tirarla fuori dalle gallerie della mente, attraverso il dialogo, gli sfoghi, i ritorni al passato e, soprattutto, la possibilità di trovare nuova luce.
Ho letto “Oltre il confine” tutto d’un fiato, come si fa con una nuova canzone, perché sa afferrarti per mano, accompagnandoti fra le pieghe della desolazione di Paola, lasciandoti con la protagonista a riflettere sulla vita e quanto odio e cattiveria può scatenare l’amore perverso di un padre, ubriaco di un alcolista e bugiardo di un ipocrita; un amore non cercato, ma inevitabilmente trovato sulla propri strada, che lascia strascichi nel cuore per sempre.
È bello leggere questo romanzo perché entri tra le profondità del pensiero desolato di una depressa cronica, che non crede più gli uomini e ha deciso di chiudere le porte del cuore definitivamente, per non soffrire più!
“Oltre il confine” lo inizi a leggere e dopo poco sei già alla fine, perché ti intriga percorrere quel viaggio all’indietro di Paola, a caccia dei motivi dei suoi tormenti e ritrovarti calamitato al centro di quel pensiero corrotto dalla tristezza, che ha bisogno di farsi ascoltare il più a lungo possibile per arrivare lì, nel punto esatto dove ebbe inizio un’invincibile malattia invisibile, che non ti lascia mai solo, tesse la sua trama di infelicità perenne tra i pensieri, e fa credere davvero che, se a nessuno interessa il tuo dolore… morire è un po’ come fuggire.
Il finale è coinvolgente, come mai me lo sarei aspettato, ed è proprio per questo motivo che non posso che concludere questa prefazione con un consiglio che parte diritto dal cuore: “Oltre il confine non va solo letto, ma assorbito interamente, così da amarlo e difenderlo, perché la vita di Paola è un po’ quella di Maria, di Francesca, o Roberta, Giuliana, Lucia... donne che ci vivono accanto e soffrono in silenzio della loro umiliante desolazione, che spesso evitiamo di frequentare quando le incontriamo con gli occhi tristi e spenti, preferendo andar oltre… oltre il confine di chi, invece, chiede solo rispetto per il proprio dolore e quella maledetta voglia di non arrendersi ancora all’amore!
Postafazione di Luca Barbareschi
Il tema della pedofilia accompagna la mia vita fin falla tenera età: avevo 8 anni quado subii violenza… la prima di un serie che è durata fino all’età dell’adolescenza.
L’abuso sui minori è una problematica della massima urgenza che va affrontata, combattuta e debellata grazie al coinvolgimento di tutti, mentre sovente si preferisce non vedere, non capire e non ascoltare, salvo poi manifestare stucchevoli, quanto codarde e colpevoli sorprese.
Il silenzio resta il più fertile dei terreni nei quali si diffonde la pedofilia, oserei dire che ne è addirittura l’humus da cui ha origine e trae sostentamento.
Il libro di Gianfranco è percorso da una scrittura tesa, a volte spietata e cruda, ed altre volte commovente; una sorta di caleidoscopio che restituisce storie e sensazioni reali, vicissitudini e avventure vere. Un racconto preso in prestito dalla vita quotidiana, dove ad alimentare la trama sono la complessità del vivere quotidiano, giorno per giorno, di ognuno di noi.
La rielaborazione della storia personale diventa una sorta di liberazione per la protagonista, alla disperata ricerca di una prospettiva futura. La morte, annunciata, ancora una volta sarà la molla per comprendere la vita, segnata dalla violenza in modo indelebile. La pedofilia è, purtroppo, troppo spesso un tabù, ma questo non deve impedire di rappresentarla per capir cos’è, altrimenti diventa un divieto sacrale dell’ignoto, un’angoscia senza rimedi, mentre nella realtà conosciamo nomi e cognomi, luoghi e situazioni.
La lettura, con il romanzo “oltre il confine”, assolve appieno la sua missione pedagogica: dire le cose “brutte” potrà apparire scandaloso e intollerabile, ma è doveroso farlo, come accade con le fiabe che educano alla cattiveria e alla violenza, lasciandola vivere o subire dai protagonisti del racconto.
Nel libro, spesso, si incontrano parole forti, dure, chiare ed inequivocabili. Forse possono lasciare nel lettore un retrogusto amaro, al punto da sembrar quasi impossibile tutto quello che accade alla protagonista Paola, ma invece è ciò che avviene instancabilmente ogni istante e in ogni parte della terra.
Fortunatamente la soluzione narrativa conforta un dato reale, la necessità per le vittime di essere curate lasciandole ricordare e raccontare, nonostante il dolore riesumato lasci dei pesi sul cuore insopportabili. Ma solo rievocando quei soprusi è possibile provare ad instaurare un contatto col male oscuro che risiede prepotente nella mente, per combatterlo e vincerlo per sempre!
L’atto pedofilo coinvolge le sfere personali dell’affettività, la crescita e la relazione con gli altri, determinando umore, carattere e futuro nella persona. Ammalarsi di depressione cronica, per colpa di quella dannata domanda senza risposta, sul vero motivo per il quale un padre commetta un omicidio di coscienza sulla figlia, è un po’ come aggiungere sale ad una ferita : produce solo altro dolore… ma è proprio quello che accade a chi resta in silenzio a mortificarsi l’esistenza per un destino che l’ha vista preda di un “orco cattivo” che le ha distrutto per sempre la vita, rapendole dal cuore la voglia e l’entusiasmo di vivere.
La perversione pedofila è probabilmente la sola causa nell’agire umano capace di mietere vittime grazie al silenzio, il disinteresse e la disinformazione, ed è per queste ragioni che ho deciso di costituire una Fondazione Onlus e dedicare parte del mio tempo alla lotta alla pedofilia e, soprattutto, all’assistenza delle vittime di questa mostruosità, che alberga soprattutto nei luoghi dove dovremmo essere più presenti: la famiglia e le strutture educative.
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